martedì 7 aprile 2015

   La "TORRETTA DI OSSERVAZIONE"
            ALBERTO GIANNI

La tremenda disgrazia, successa durante il collaudo di un nuovo tipo di scafandro rigido ( forse al lago di Como leggere l'articolo: il mistero dello scafandro rigido) portò nella testa del Gianni un'idea che aveva da molto tempo, è noto infatti che al Gianni non sono mai piaciuti gli scafandri rigidi, li trovava ingombranti pesanti e molto pericolosi, lui pensava ad uno scafandro dove l'uomo doveva rappresentare l'occhio ,il cervello che doveva guidare il lavoro che dovevano fare le macchine, e prese sempre di più forma l'idea della "torretta" chiamata anche "occhio", che pian piano soppianterà qualsiasi altro tipo di scafandro, è con l'ausilio della torretta che si sono potuti fare lavori di recupero del materiale sui relitti a grandi profondità, nata come torretta d'immersione, diventerà poi torretta di osservazione e come ancora oggi si chiama torretta di esplorazione, la storia di questo strumento d'immersione che fu abitato dai palombari dell'Artiglio per un quarto di secolo prese vita a Viareggio nell'officina di Assuero Baroni, dove il Gianni con i suoi disegni, progetti e calcoli costruì la prima torretta, il Gianni era talmente entusiasto del progetto che gli confidò al Baroni: - o Assuero, questa volta ci siamo! se riesco a realizzare l'attrezzo che vedi, daremo una pedata a quei dannati "carabambù"(così chiamavano i palombari Viareggini gli scafandri metallici tedeschi) che costano tanto e un servono a nulla.
               
Dopo nottate passate a pensare al suo nuovo progetto, finalmente in officina cominciò a prendere forma, il Baroni insieme al Gianni vide e studiò i disegni e i calcoli e si cominciò a lavorare, il Gianni appena poteva scappava a Viareggio per dare una mano, e quando non c'era scriveva ad Assuero perchè gli facesse sapere se tutto andava per il meglio e a disegno, siamo nel 1928 arrivò il Natale e il Gianni tornò a Viareggio per le vacanze e fù una settimana passata in officina tanto che a S.Stefano radunò tutti i pezzi e con un camioncino li portò a Genova, quando il comm. Quaglia vide il misterioso oggetto metallico storse la bocca (anche perchè tale oggetto scombussolava tutti i sistemi d'immersione esistenti ) ma si fece spiegare bene il tutto,  morse il sigaro e disse: -provare non nuoce.
                       
La torretta, quando fu pronta richiamava l'aspetto di uno smisurato baco da seta sospeso al suo filo, la componevano due corpi cilindrici complessivamente di un metro e novanta, la testa era semisferica, nell'insieme poteva ricordare lo scafandro rigido ma senza gambe e braccia, quattro oblò radiali sormontati da altri piccoli oblò permettevano al palombaro di vedere in ogni direzione, importante l'idea della zavorra che era alloggiata nella parte inferiore della torretta che all'occorrenza e in caso di pericolo poteva essere sganciata mediante un minuscolo paranco all'interno, permettendo alla torretta di risalire a "pallone" in superficie, mettendo fine all'incubo di pericolosi incidenti nel caso di rottura del cavo, il sistema di respirazione a pressione atmosferica e quello telefonico per comunicare con la superficie erano uguali a quello adottato per gli scafandri rigidi, con la torretta il lavoro veniva affidato completamente alle macchine, ma l'occhio e il cervello era il palombaro al suo interno.
              
La prima torretta d'esplorazione fu collaudata a vuoto in trecento metri d'acqua e poi lo stesso Gianni in 76 metri, risultò idonea e sicura e venne subito adottata dalla SO.RI.MA., soltanto in un secondo tempo per alleggerire il corpo centrale, il Gianni sostituì il massiccio tubo centrale in lamiera da dieci millimetri col più leggero tubo a " zone sferiche" brevettato dall'ing. Roberto Galeazzi di Livorno ma tale brevetto non toglie niente al genio e all'invenzione della "torretta" che rimane una creazione del palombaro Alberto Gianni. 
               
                
é infatti al genio del Gianni che si devono idee e invenzioni come la "cassa disazotatrice" ora camera iperbarica, il motoeconomo, lampade subacquee di vario tipo o come la "sella" per stare seduti con un minimo di comodità dentro gli scafandri rigidi metallici, si perchè Alberto Gianni non era solo un palombaro, un marinaio, ma era anche un meccanico un falegname conosceva quell'arte di costruirsi le attrezzature che servivano a lui per lavorare al meglio, era già all'epoca un maestro un innovatore un inventore che ha dato tanto in tutti i sensi non solo come tecnico come palombaro ma anche come uomo.
              












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