La "TORRETTA DI OSSERVAZIONE"
ALBERTO GIANNI
La tremenda disgrazia, successa durante il
collaudo di un nuovo tipo di scafandro rigido ( forse al lago di Como leggere
l'articolo:
il mistero dello scafandro rigido)
portò nella testa del Gianni un'idea che aveva da molto tempo, è noto infatti
che al Gianni non sono mai piaciuti gli scafandri rigidi, li trovava ingombranti
pesanti e molto pericolosi, lui pensava ad uno scafandro dove l'uomo doveva
rappresentare l'occhio ,il cervello che doveva guidare il lavoro che dovevano
fare le macchine, e prese sempre di più forma l'idea della "torretta" chiamata
anche "occhio", che pian piano soppianterà qualsiasi altro tipo di scafandro, è
con l'ausilio della torretta che si sono potuti fare lavori di recupero del
materiale sui relitti a grandi profondità, nata come torretta d'immersione,
diventerà poi torretta di osservazione e come ancora oggi si chiama torretta di
esplorazione, la storia di questo strumento d'immersione che fu abitato dai
palombari dell'Artiglio per un quarto di secolo prese vita a Viareggio nell'officina di Assuero Baroni, dove il Gianni con i suoi disegni, progetti e calcoli
costruì la prima torretta, il Gianni era talmente entusiasto del progetto che
gli confidò al Baroni: - o Assuero, questa volta ci siamo! se riesco a realizzare
l'attrezzo che vedi, daremo una pedata a quei dannati "carabambù"(così
chiamavano i palombari Viareggini gli scafandri metallici tedeschi) che costano
tanto e un servono a nulla.
Dopo nottate passate a pensare al suo
nuovo progetto, finalmente in officina cominciò a prendere forma, il Baroni
insieme al Gianni vide e studiò i disegni e i calcoli e si cominciò a
lavorare, il Gianni appena poteva scappava a Viareggio per dare una mano, e quando non c'era scriveva ad Assuero perchè gli
facesse sapere se tutto andava per il meglio e a disegno, siamo nel 1928 arrivò
il Natale e il Gianni tornò a Viareggio per le vacanze e fù una settimana
passata in officina tanto che a S.Stefano radunò tutti i pezzi e con un
camioncino li portò a Genova, quando il comm. Quaglia vide il misterioso oggetto
metallico storse la bocca (anche perchè tale oggetto scombussolava tutti i
sistemi d'immersione esistenti ) ma si fece spiegare bene il tutto, morse il
sigaro e disse: -provare non nuoce.
La torretta, quando fu pronta richiamava
l'aspetto di uno smisurato baco da seta sospeso al suo filo, la componevano due
corpi cilindrici complessivamente di un metro e novanta, la testa era
semisferica, nell'insieme poteva ricordare lo scafandro rigido ma senza gambe e
braccia, quattro oblò radiali sormontati da altri piccoli oblò permettevano al
palombaro di vedere in ogni direzione, importante l'idea della zavorra che era
alloggiata nella parte inferiore della torretta che all'occorrenza e in caso di
pericolo poteva essere sganciata mediante un minuscolo paranco all'interno, permettendo
alla torretta di risalire a "pallone" in superficie, mettendo fine all'incubo di
pericolosi incidenti nel caso di rottura del cavo, il sistema di respirazione a
pressione atmosferica e quello telefonico per comunicare con la superficie erano
uguali a quello adottato per gli scafandri rigidi, con la torretta il lavoro
veniva affidato completamente alle macchine, ma l'occhio e il cervello era il palombaro al suo interno.
La prima torretta d'esplorazione fu
collaudata a vuoto in trecento metri d'acqua e poi lo stesso Gianni in 76 metri,
risultò idonea e sicura e venne subito adottata dalla SO.RI.MA., soltanto in un
secondo tempo per alleggerire il corpo centrale, il Gianni sostituì il massiccio
tubo centrale in lamiera da dieci millimetri col più leggero tubo a " zone
sferiche" brevettato dall'ing. Roberto Galeazzi di Livorno ma tale brevetto non
toglie niente al genio e all'invenzione della "torretta" che rimane una
creazione del palombaro Alberto Gianni.
é infatti al genio del Gianni che si devono
idee e invenzioni come la "cassa disazotatrice" ora camera iperbarica, il
motoeconomo, lampade subacquee di vario tipo o come la "sella" per stare seduti
con un minimo di comodità dentro gli scafandri rigidi metallici, si perchè
Alberto Gianni non era solo un palombaro, un marinaio, ma era anche un meccanico
un falegname conosceva quell'arte di costruirsi le attrezzature che servivano a
lui per lavorare al meglio, era già all'epoca un maestro un innovatore un
inventore che ha dato tanto in tutti i sensi non solo come tecnico come
palombaro ma anche come uomo.
Nessun commento:
Posta un commento