lunedì 6 aprile 2015

 Il mistero dello scafandro rigido
                 "è un italiano!"


L' anno di questa storia é il 1927, nei giorni in cui si lavorava per attrezzare i quattro vapori , e cioè l'Artiglio, Rostro, Raffio, e Arpione, la SO.RI.MA. fu invitata dalla Neufeldt & kuhnke su un lago, (riteniamo il lago di Como) ad assistere al collaudo di un nuovo tipo di scafandro per le grandi profondità, la SO.RI.MA. inviò Alberto Gianni, i tecnici presenti all'operazione, esaminate le numerose innovazioni e modifiche meccaniche apportate allo scafandro, manifestavano concordi giudizi sulla piena riuscita del collaudo, il Gianni, che nessuno conosceva, se ne stava tutto attento in disparte, si vece avanti soltanto nel momento in cui il palombaro, sospeso sull'acqua, stava per essere calato, -scusate, disse indicando il cavo di acciaio che lo sosteneva,-siete ben sicuri che resista? man mano che scende, lo scafandro tende a prillare per effetto delle correnti sulle braccia divaricate, lo sapete, e saprete anche che lo sforzo maggiore si verifica proprio lì, nel punto di attaco, anche negli scafandri che ci avete fornito, dopo le prime prove io stesso ho dovuto cambiare il cavo in quel punto, e non basta aumentere le dimensioni, inoltre anche l'attacco mi sembra deboluccio e con gli spigoli troppo vivi, è pericoloso, badate, per un cavo che tende a prillare!; lo ascoltarono con gli occhi, senza nemmeno volgere il capo dalla sua parte, e subito si dimenticarono di lui, un ingegnere tedesco si volse al suo vicino per chiedergli:- che cosa va dicendo costui? il vicino, un ingegnere francese, rispose:- c'est un italien!; il palombaro iniziò l'immersione, era giovane, spavaldo forse per mascherare lo stato d'animo, giunse a cento, poi centoventi metri, il Gianni non toglieva gli occhi dal cavo che continuava a ruotare sempre più svelto vibrando come una corda di chitarra, a un tratto il telefonista si mise a fare dei gesti, e, quando si volse, era pallido e incapace di pronunciare una parola, il cavo di sospensione si era spezzato, ora tornava sù leggero dall'argano, ogni via di salvezza appariva preclusa, non avevamo nemmeno uno scafandro di soccorso, ne benna, ne un grappio, niente, il lago in quel punto era profondo per lo mano duecento metri, lo scafandro doveva essere adagiato sul fondo forse abbattuto su un fianco, il tempo passava, fra l'impotenza e la profonda commozione dei presenti, il palombaro continuava ad invocare aiuto per mezzo del telefono i cui fili erano rimasti intatti, questo durò a lungo, infine inviò un pensiero ai familiari.
La SO.RI.MA possedeva già degli scafandri della Neufeldt & Kuhnke, va detto anche che al Gianni non sono mai piaciuti, li trovava pericolosi, pesanti, scomodi si deve infatti ad un suo suggerimento la modifica delle braccia, da articolate con tre giunture ad una giuntura sola, con la conseguente eliminazione del rischio di allagamento per le troppe guarnizioni, che non erano perfette in quanto a tenuta, ma nonostante tutto al Gianni non sono mai andati giù al punto che dopo la tremenda disgrazia cominciò a balenare l'idea e il progetto della torretta di osservazione, diventata poi torretta butoscopica, dove il palombaro al suo interno doveva essere l'occhio, il cervello, la mente, per poi fare il lavoro con le macchine, pensiero che poi si è rivelato vincente nelle numerose imprese di recupero  con l'artiglio, si deve al genio del Gianni anche l'idea della "SELLA", in pratica un sellino  per poter stare seduti e un pò più comodi all'interno di questi scafandri, perche devono essere stati veramente scomodi, comunque furono usati in varie occasioni e rimasero nel parco attrezzature dell'artiglio.
Silvio Micheli intitola questo episodio da cui io ho tratto spunto( dal suo libro L'ARTIGLIO HA CONFESSATO) "C'EST UN ITALIEN!", dal commento di quell' ingegnere francese,  " è un italiano!".
Io a suo tempo feci una ricerca storica sull'accaduto, anche se devo dire che il termine :" RITENIAMO IL LAGO DI COMO " apriva  molti dubbi sul luogo effettivo dove si svolse l'episodio, ma non mi sono perso d'animo e mi sono recato in bibblioteca a Como e ho letto gli articoli di quell'anno (1927) non trovando nulla che riportasse l'accaduto, mi sono anche consultato con alcune persone del Premio Artiglio a Viareggio chiedendo alcune informazioni ma nulla di fatto, un'ipotesi potrebbe essere quella che l'intera vicenda si sia svolta in un altro lago del nord italia, l'altra e che la Neufeldt & Kuhnke abbia in qualche modo e inspiegabilmente nascosto l'incidente per evitare ripercusioni, ma sono tutte ipotesi, la considerazione che si può fare e che  questa tremenda disgrazia rimane un mistero di come e dove siano veramente andati i fatti, rimane però una somiglianza a dir poco impressionante di un'altra vicenda che conosco bene e di cui mi sono occupato, che riguarda l'affondamento della batisfera dell'ing. Kalin nel 1920 dove all'interno vi era il povero meccanico Riccardo Schena che trovò la morte in analogo modo come il povero palombaro dello scafandro rigido, l'episodio della batisfera successe proprio sul lago di Como davanti a Gravedona , i resti del relitto sono stati appena trovati. 
           


           

1 commento:

  1. Interessante. Ha poi avuto modo di reperire alre informazioni sull'incidente del '27? Mi interesserebbe approfondire

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